Il filo capovolto mostra Udine

IL FILO CAPOVOLTO                                                                                     Contaminazioni artistiche

Museo Etnografico del Friuli -UDINE

18 giugno / 18 settembre 2016

L’Associazione culturale Noi…dell’arte, che nasce con il proposito di promuovere l’arte e l’artigianato in tutte le sue forme, con l’esposizione “Il filo capovolto” intende proporre artisti che si esprimono attraverso differenti linguaggi, offrendo un’ampia visione dell’arte contemporanea, con il confronto di opere ed installazioni inserite nel contesto delle collezioni tradizionali del Museo. Opere di concezione moderna che rappresentano la continuazione di una ricerca stilistica fortemente connessa con i dettami della cultura artistica odierna mettendo in luce ricerche e sperimentazioni d’arte tessile che sfociano nell’arte contemporanea e viceversa.

L’idea del progetto espositivo, frutto della collaborazione con le associazioni udinesi Altreforme e Ilsegnozero, prende spunto da una delle leggende della tradizione popolare friulana legata alle “AGANIS” in cui si narra di una donna che aiutò una salamandra a partorire. La salamandra era in realtà un’Agana, la quale, per ricompensare la donna del suo aiuto, le regalò una matassa di lana il cui filo non finiva mai. Lavorando la matassa la donna potè allevare i suoi figli. Si dice che quella matassa passi di mano in mano e continui ancora a girare. Il filo che non finisce mai può anche rappresentare metaforicamente l’ispirazione di cui l’artista ha continuamente bisogno per nutrire il proprio lavoro. Questo è il punto di incontro degli artisti, provenienti da universi artistici differenti, che hanno trovato nella collezione espositiva del Museo Etnografico del Friuli e nella leggenda delle “Aganis” l’ispirazione, fluida e originale, per costruire qualcosa di personale che assume un significato collettivo nell’esposizione.

Il filo è un’immagine archetipica potente, ed è stato protagonista del fare lungo tutta la storia dell’umanità: un filo che, appunto, non finisce mai, ma si trasforma continuamente.

Il filo, infatti non viene più utilizzato esclusivamente per la realizzazione di un prodotto bello e prezioso, ma viene impiegato dagli artisti come mezzo per denunciare una serie di stereotipi che faticano a morire, per svelare inquietudini e sensazioni, per costruire ponti tra passato e futuro. Il filo capovolto del titolo vuole evocare proprio un mondo di contrasti e contraddizoni, di differenze e di distanze che solo un filo può legare.